Recensione di Enrico Piergallini

Tradizione vuole che la creazione artistica riceva forza dalla sofferenza. Per Vittorio Sereni, ad esempio, i versi non sono altro che “ceneri” sparse dalla “noia”: infatti “la gioia quando c’è basta a sé sola”.

D’altronde come negare che l’arte tenti prima di tutto, se non di riempire, almeno di circoscrivere il vuoto dell’anima, quella sensazione di in appartenenza, di solitudine e incompletezza che ha segnato le biografie dei grandi classici antichi e moderni?

Eppure esiste anche un’arte felice. Talvolta infatti l’artista riesce a mantenere intatto quello stupore, quella divertita curiosità, quella voglia di esplorare il mondo e di modificarlo che soltanto nel periodo dell’infanzia emergono con una incontenibile prepotenza.

L’opera di Patrizio Moscardelli è esemplare in questo senso. Per lui il mondo è una materia da plasmare e riplasmare senza sosta, per sottrarre anche gli oggetti più semplici e quotidiani (una cravatta, una camicia, una bicicletta) alla grigia realtà che li contiene. Strumento fondamentale per questa nuova, ludica interpretazione della realtà è il colore.

Prendiamo ad esempio quest’ultima esposizione: nella indeterminatezza delle nuvole l’immaginazione di un altro artista avrebbe intravisto figure, forme, linee più o meno geometriche. La fantasia di Patrizio, invece, non può che riempirle di colore; meglio: non può interpretarle se non attraverso il colore, più specificamente attraverso il significato simbolico a cui il colore allude.

L’avvicendamento dei mesi, le alterne palpitazioni di un anno, sono così ricondotte alla semplice e giocosa rincorsa dei colori che illuminano (o oscurano) il volto neutro, troppo neutro, delle nuvole. È un’arte, ci sembra allora di capire, che si è concessa e continua a concedersi ben poco alla angoscia eccessiva, alla riflessione cupa che spesso rischia di annerire la tela della fantasia. È un’arte insomma dall’energia incontenibile, che deve essere sempre scaricata a terra attraverso la creazione; lo testimoniano quei fulmini giganti, fiotti prepotenti di carica elettrica, che rappresentano perfettamente il carattere di Moscardelli: artista mai stanco e generoso, sempre pronto a lasciarsi coinvolgere nei progetti con entusiasmo; un amico che molto ha fatto per Grottammare, donandogli attraverso le opere e l’impegno il colore che merita.

Enrico Piergallini
Assessore alla Cultura e al Turismo

Luigi Merli
Sindaco di Grottammare